Commento tratto da un articolo pubblicato su Il Quotidiano di Bari del 31 luglio 2025.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) ha stabilito che i circoli culturali senza fini di lucro, come il Circolo Unione di Bari, non devono partecipare alle gare pubbliche per ottenere l’uso di spazi pubblici (come quelli sul demanio marittimo). Questo obbligo vale invece solo per le attività commerciali, come stabilimenti balneari, bar e ristoranti.
Secondo i giudici, non si può trattare un circolo culturale come un’azienda, perché ha uno scopo sociale e non economico. Per questo motivo, in questi casi è sufficiente una selezione comparativa, cioè un confronto tra progetti, senza dover passare da una vera e propria gara.
Il Comune di Bari inizialmente aveva incluso anche i circoli tra gli operatori economici, ma il TAR ha chiarito che questa interpretazione è sbagliata. La sentenza è importante perché riconosce il valore e la specificità dei circoli culturali, che svolgono un ruolo sociale senza scopo di guadagno.
A difendere il Circolo Unione sono stati gli avvocati Salvatore D’Aluiso, Antonio Benegiamo,il professor Aldo Loiodice, Pasquale Procacci e Luigi d’Ambrosio, che hanno convinto il TAR a riconoscere le differenze tra un circolo culturale e un’impresa.